ARTISTA

Surga

ANNE CECILE SURGA

FRANCIA

ARTIST STATEMENT

Untitled, 2018

Carrara Marble

38 x 20 x 16 cm

Property of the artist

Courtesy Gallery Piero Atchugarry

Ho iniziato la serie “Souvenir d’Auschwitz” tre anni dopo la mia visita al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, e due anni dopo il mio primo bassorilievo sull’argomento.

Ho un rapporto personale con la Polonia, in quanto i miei nonni erano immigrati polacchi in Francia. Questa immigrazione è stata una storia molto dolorosa e non siamo stati in grado di discuterne all’interno della mia famiglia, né da parte di mia madre né da quella di mio padre. Da entrambe le parti della mia famiglia, alcuni dei miei parenti sono finiti in campi di lavoro o di concentramento in Polonia, Germania e Russia. I sopravvissuti dei campi non volevano dire cosa gli fosse successo lì, e da allora questo periodo ha ossessionato la mia famiglia come una nuvola scura sopra la nostra testa. Tre anni fa, grazie a internet e ai social media, ci siamo ricollegati a una parte della mia famiglia polacca. Ciò ha portato a numerosi viaggi in Polonia, alla scoperta di una nuova famiglia allargata e alla realizzazione di alcuni miti della vita e della famiglia.

Sono andata al campo di concentramento di Auschwitz dopo anni passati ad essere obbligata a guardare documentari su di esso. Nonostante questa “preparazione” nulla può descrivere la sensazione di questo posto. Ci sono molti orrendi esempi delle atrocità che l’umanità può fare. Il sentimento della vita ha lasciato questo posto, ovunque si guardi, si vede solo la mancanza di vita, nemmeno la morte. L’unico resto della vita l’ho trovato nel posto più orribile: la prima camera a gas, l’unica che non è stata distrutta. Il posto è tutto buio e claustrofobico, e nella parte superiore delle mura, a circa due metri dal suolo, si possono vedere le impronte dei prigionieri che cercano di scappare invano, mentre muoiono di asfissia. Questa era l’immagine più disperata della prova umana per la sopravvivenza che io abbia mai visto, un’esperienza ripugnante e una visione che porto dentro di me da allora.

Ho deciso di fare una serie di lavori tratti da questa esperienza per non aumentare l’oscurità di cui l’umanità è capace, o per indicare alle persone che reagiscono a questo caos e per mantenere vivo l’odio. È più un omaggio all’umanità, il tocco, la traccia. La stessa traccia che si può trovare nella caverna preistorica, questo senso gutturale di umanità e unicità che sorgerà sopra ogni odio e caos.

OPERE