ARTISTA

Javier-Canales

JAVIER CANALES

CILE

ARTIST STATEMENT

Selknam, 2016

Stoneware, porcelain and the raku technique

5m/5m (variable dimensions)

Property of the artist

Le pietre, immobili, umide, modellate dall’energia e dal movimento della natura, dal caldo, dal freddo, dall’acqua e dal vento australe, testimoniano il passare del tempo. Da migliaia e migliaia di anni osservano, ascoltano e registrano sulla sua superficie tracce di storia, in silenzio.

La pietra è natura. La pietra fa parte del paesaggio della Patagonia, con le sue lunghe spiagge, foreste e pianure, nuvole in movimento e vento furioso in una luce immobile e pura. Le pietre sono una testimonianza della storia umana. Hanno visto e sentito tutto. Videro i primi abitanti, i popoli nativi del sud, la loro vita e morte, una cultura ricca di miti e rispetto per la natura, sterminata dalla civiltà.

“Qualche decennio fa, l’uomo bianco ha cominciato a invadere la nostra Isola; c’è molto che potrei dire delle scuse che usavano per estinguere il nostro popolo. Tutto iniziò con l’ occupazione delle terre che Taiyin, per conto di Temauquel, aveva distribuito tra i trentanove ceppi. I pascoli erano popolati da pecore e guanachi. I Selk’nam, che dapprima credevano di poter disporre di queste pecore, come avevano precedentemente cacciato i guanachi, soddisfavano la loro fame con questi grossi animali, ma l’uomo bianco, che aveva occupato la nostra terra, dichiarò che questo rappresentava una rapina e inviò bande armate a uccidere il nostro popolo, pagando una o due monete d’oro per ogni Selk ‘nam ucciso.

L’uomo bianco iniziò a spargere tra i campi abitati dai Selk’nam pecore avvelenate nei campi, il quale consumo contribuì alla decimazione del nostro popolo.

Iniziò così una guerra con sangue e fuoco, a seguito della quale il nostro popolo fu espulso da questi campi, costretto a ritirarsi sempre più a sud, in posti dove alcuni di noi vivono ancora. Quei banditi non erano cileni o argentini, ma estranei che arrivarono nella nostra grande isola dall’altra parte dell’oceano. Quando i governi cileni e argentini si resero conto di quello che stava succedendo, misero fine a questi crimini, ma il nostro popolo era già stato frazionato in un numero limitato di sopravviventi. Non voglio incriminare nessuno, né lamentarmi, poiché questi sentimenti non si armonizzano con il nostro carattere.

Ho voluto evocare questa recente storia della Terra del Fuoco solo per poter dire alcune parole di addio. Sicuramente, verrà il giorno in cui l’ultimo di noi morirà e nessuno userà più la nostra lingua.”

Carlos Keller.

Fragment farewell to the book “God in the land of fire”

OPERE